Anna Laura Cicchella
Siamo tutti unici e speciali
di Diletta Nicastro
Nel nostro istituto è arrivata da Ariano Irpino (Av) Anna Laura Cicchella, 24 anni compiuti il 17 agosto e una laurea all’Università di Studi di Salerno presso la facoltà di Scienze della formazione, cattedra di Pedagogia speciale. Il suo lavoro, “Siamo fatti di-versi perché siamo poesia: Il valore pedagogico della narrazione” ha incantato la commissione che le ha dato 110 e lode.
Informazioni queste che, però, raccontano solo in superficie chi sia realmente la nuova maestra che ha preso in mano le redini della seconda elementare. Non rivelano la sua determinazione, la sua solarità, la sua voglia di migliorarsi sempre, la sua passione e il suo entusiasmo per la vita.
La incontriamo per mettere in luce qualcosa in più su di lei, partendo da una frase che ha pubblicato come suo stato su Facebook: “Se non vedi la felicità in giro, falla tu!”, che descrive l’essenza di Anna Laura fin da quando era un’adolescente e ancora non aveva idea che sarebbe diventata una maestra.
“Dico ai bambini di sorridere sempre, anche se la bocca è coperta dalla mascherina, perché si vedono comunque gli occhi che sorridono ed è importante. Tutto deve essere affrontato con la gioia, perché la gioia dà forza. Uno dei miei obiettivi come maestra è quello di lavorare con le emozioni, sia quelle positive, sia quelle che si tendono a nascondere, come la paura o la tristezza, perché solo così si possono gestire nel migliore dei modi”.
Quando hai capito che la tua vocazione era diventare maestra?
“Con la nascita dei miei cuginetti. Avevo 17 anni ed ho capito che mi piaceva lavorare con i bambini. Basta poco per farli appassionare di qualcosa e in qualsiasi momento sono in grado di arricchirti. Il mio lavoro non si limita alle ore in classe, ma si dipana per tutta la giornata, pensando continuamente a cosa fare per divertirli, incuriosirli ed entusiasmarli”.
La tua prima esperienza è avvenuta in un oratorio.
“Sono stata animatrice proprio di bambini dai 6 ai 7 anni ed è stata un’esperienza formativa molto importante. In un oratorio non ci si concentra solo sul gioco ma ci sono varie altre fasi: la preghiera al mattino, la programmazione, il raccoglimento. Tutta pratica che mi è stata utile per arrivare a dove sono oggi”.
Hai un modello di riferimento a cui ti rapporti?
“Mia madre. Anche lei ha insegnato in una scuola elementare paritaria per molti anni, per poi passare alle medie. E’ lei la persona che cerco di imitare”.
Il legame con la famiglia è molto importante per te.
“Sono legatissima a tutti. Mio fratello studia medicina alla Cattolica, quindi si trova qui a Roma come me, e questo mi fa molto felice. Siamo una famiglia unita ed affiatata, tanto che quando sono venuta qui per il colloquio mi hanno seguito tutti. Volevano vedere il luogo dovrei avrei lavorato”.
Cosa ti è piaciuto di questa scuola quando l’hai vista?
“A dire il vero mi sono innamorata di questa scuola ancor prima di mandare il curriculum. Ho letto il piano formativo e mi è subito piaciuto moltissimo. Anche essendo inserito nel contesto di una grande città, ho subito visto che era molto attenta ai legami interpersonali con un approccio umile alla didattica. Lavorano molto per creare unione tra i bambini e per formare rapporti duraturi. Si sta attenti ai bisogni di tutti, c’è un clima di coesione, il che rende anche molto più facile l’insegnamento. Lavorare su questo in una città così grande è lodevole. Io vengo da un paese e colgo molto queste differenze. Nelle città si è soliti essere molto più dispersivi e freddi. Qui si sta in famiglia”.
Non è un caso quindi che una delle altre tue massime sia questa: “Basta con questa fissazione di essere perfetti. Quella è un’eccezione, eppure passa per essere una regola”.
“Mi piace il concetto di diversità tanto da aver fatto una tesi sull’argomento. A ‘diverso’ io preferisco ‘unico’, perché fa pensare davvero a quello che noi siamo: qualcosa di particolare e positivo. E’ fondamentale educare i bambini all’unicità e non all’omologazione con gli altri. L’omologazione può portare al bullismo se uno non si adegua (magari un bambino non ha un videogioco perché non può permetterselo e non deve essere discriminato per questo). E’ fondamentale invece che ogni bambino esprima la propria unicità, in modo che ci sia un continuo arricchimento reciproco”.
Riallacciandosi, in questo modo, agli scopi della comunità educante dell’Istituto, che ha l’obiettivo di guidare i bambini e i ragazzi all’acquisizione dei valori di fede e di cultura ponendo Cristo quale modello di vita.
“I principi della fede cristiana sono fondamentali per costruire un buon clima. In particolare mi concentrerò su tre punti: l’amore per il prossimo, il rispetto di sé e dell’altro e la gentilezza”.
Tra le esperienze che più ti hanno insegnato come affrontare la vita vi è la danza, sia classica che moderna. Una volta hai scritto: “La danza non è un’arte per avere successo, ma un dono per dare agli altri un’emozione”. Quanto di quello che hai imparato lo riverserai nel tuo insegnamento?
“Ho fatto danza per 12 anni, per poi lasciarla quando sono stata all’Università. La danza insegna il rigore e il modo di trasmettere le emozioni, plasmandoti come persona. E’ una forma d’arte da cui si impara che si può comunicare qualcosa anche con dei semplici passi e non solo tramite le pagine di un libro. E tutto questo ovviamente me lo porto dentro e lo trasmetterò a mia volta”.
Prima di salutarci, raccontaci un po’ quali sono i tuoi gusti. Film preferiti, libri?
“Film non li vedo molto. Preferisco le serie tv. Tra tutte dico This is us. Libri non ho generi preferiti particolari, anche se mi piace il giallo classico, come quello di Agatha Christie. Ma anche gli italiani come Svevo o Pirandello. Mi prefisso di leggere almeno un libro al mese. Il prossimo è L’amica geniale di Elena Ferrante”.
Visto che sei arrivata a noi dopo un’estate trionfale per il nostro sport, quale è il ricordo più bello che hai di questa estate italiana?
“Direi il doppio oro, quello di Tamberi e Jacobs. Eravamo al mare e, inspiegabilmente, non stavamo vedendo le Olimpiadi, che invece avevamo seguito quasi sempre. Sentiamo tutti esultare intorno a noi ed abbiamo acceso la televisione”.
Un rapido saluto e Anna Laura corre verso i ‘suoi’ bambini a cui insegnerà ogni giorno di più ad essere unici e speciali…